Il grappolo d’uva rappresentato in primissimo piano in questo dipinto, forse uva cornetta per la forma allungata dei suoi grappoli, è il frutto sacro a Bacco, appellativo con cui il dio greco Dioniso veniva indicato nel momento dell’ebbrezza estatica.
Il dio è raffigurato coronato da tralci di vite, mentre regge un raffinato calice di vetro bordato d’oro. Le guance paonazze e lo sguardo confuso indicano lo stato di ebbrezza.
Dioniso inebriava i suoi seguaci con il succo del frutto della vite, che nella mitologia cretese il dio stesso e i suoi satiri calpestavano «a passo di danza» e che esercitava sull’anima effetti «a volte esaltanti e a volte terrificanti».
In origine Bacco era dio della fertilità, venerato in forma di toro o di capro, cui erano dedicati riti orgiastici nei quali l’animale veniva sbranato e le sue carni divorate crude. Le prime raffigurazioni di Bacco risalgono ai vasi potori greci del V secolo a. C. in cui è infatti raffigurato come un giovane nudo, a volte ebbro, incoronato con tralci di vite e con in mano il tirso, antico simbolo di fertilità.
In un altro dipinto di Dosso Dossi appartenente alla stessa serie, L’Amore (L’abbraccio) (1520-1522) in posizione centrale sul parapetto è rappresentato un grappolo d’uva, che rimanda proprio ai temi bacchici di libertà e amore.
L’uva e il vino sono infatti da sempre considerati simbolo dei piaceri più intensi della vita: gioia, abbandono e liberazione dalle preoccupazioni e dai doveri.

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Particolare
tratto da

Giovanni di Niccolò Luteri detto Dosso Dossi, L’Ebbrezza, 1520-1522

Bibliografia

J. Hall, voce Bacco, in Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte, Milano 1983, p. 67
J. Hall, voce Uva, in Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte, Milano 1983, p. 410
L. Impelluso, voce Vite, in La natura e i suoi simboli. Piante, fiori e animali, Milano 2003, p. 32
C. Lapucci, A.M Antoni, La Simbologia delle piante. Magia, leggende, araldica e curiosità del mondo vegetale, Firenze 2016, pp. 405-406

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