Il teschio, simbolo di meditazione sulla morte e sulla vita eterna in dipinti raffiguranti eremiti e filosofi, compare spesso anche nella raffigurazione di santi come Girolamo, Francesco d’Assisi e Maria Maddalena. L’idea di rappresentare il teschio nasce dalla consapevolezza che la vita, così come la morte, resta per gli uomini un mistero.
Girolamo, penitente nel deserto, è raffigurato come un anziano solitario, dall’aspetto ancora vigoroso nonostante le ripetute penitenze a cui costringeva il suo corpo. Egli è spesso rappresentato a torso nudo, i fianchi cinti da un panno rosso che simboleggia la carica di cardinale della Chiesa che la tradizione gli attribuisce.
Teschio, libri e strumenti di scrittura sono fra gli attributi iconografici del santo più ricorrenti. Associati, essi si riferiscono a una vita trascorsa nello studio e nella meditazione sui testi sacri, contrapposta alla vanità dei beni terreni (Flaminio Torre, Madonna col Bambino in gloria e i Santi Carlo Borromeo, Giovanni Battista, Girolamo e Nicola da Tolentino, 1645 c.)
Nella raffigurazione dei santi in eremitaggio questa contrapposizione è spesso rappresentata dall’associazione fra il teschio e un’umile croce di legno, come nel San Francesco d’Assisi in preghiera con due angeli di Giovan Francesco Gessi (1631 – 1635 c.), che presenta il santo intento alla preghiera e alla meditazione sulla morte, secondo un’iconografia che si diffonde in particolare nel Seicento, dopo il concilio di Trento (1545-1563). Un piccolo teschio e una croce pendono anche dal rosario che il frate cappuccino porta alla cintola nel dipinto di Guercino, La Madonna presenta il Bambino al Beato Felice da Cantalice (1641).
Particolare
tratto da
Bottega di Bartolomeo Gennari, Le tentazioni di San Girolamo, 1645 c.
Bibliografia
J. Hall, voce Girolamo, in Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte, Milano 1983, p.210-11;
R. Giorgi, voce Gerolamo, in Santi. Dizionari dell’Arte, Milano 2002, pp.150-55.
Recent Comments