Il frutto della mela compare, in forma di pomo d’oro, nel mito greco del Giudizio di Paride. La contesa era stata provocata dalla dea Discordia per vendicarsi di un mancato invito a un simposio sull’Olimpo. Chiamato a decidere quale fosse la dea più bella tra Era, Atena ed Afrodite, Zeus si era sottratto al delicato incarico assegnandolo invece al principe troiano Paride. Le dee, pur di ricevere la preziosa mela, tentarono il giovane in vari modi: Atena promettendogli vittoria in tutte le guerre che avrebbe intrapreso ed Era infiniti e unici poteri. Paride però scelse di donare la mela ad Afrodite, che gli aveva promesso l’amore di Elena, la donna più bella della terra. Questa decisione sarebbe stata la causa scatenante della futura guerra di Troia, sorta in seguito al rapimento di Elena, moglie del re di Sparta Menelao, da parte del principe troiano.
La sfera dorata che Afrodite tiene in mano nel dipinto è proprio il pomo della discordia proveniente dall’albero delle Esperidi che Paride attribuì alla dea.
Il frutto della mela è attributo di Santa Dorotea martire, condannata a morte nel 311 per aver rifiutato di abiurare la fede cristiana. Narra la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze che mentre veniva condotta a morte, le si avvicinò uno scriba che per irriderla le chiese di inviargli rose e mele dal giardino del suo sposo celeste. Dopo l’esecuzione di Dorotea, un fanciullo comparve allo scriba e gli donò un cesto di rose e mele; lo scriba si convertì e in seguito anch’egli fu martirizzato. Per questo motivo Santa Dorotea ha come attributo un cesto di rose o mele. Nel dipinto di scuola tedesca meridionale raffigurante Annunciazione; Santa Margherita; Santa Dorotea; Visitazione, c. 1450, le mele nel cesto retto dalla santa sono rappresentate come pomi d’oro per significare la loro provenienza paradisiaca.
Particolare
tratto da
Annibale Carracci, Venere e amore, 1592
Bibliografia
L. Impelluso, voce Mela, in La natura e i suoi simboli. Piante, fiori e animali, Milano 2003, p. 149
J. Hall, voce Dorotea, in Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte, Milano 1983, p. 147
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