Il fiasco è un recipiente di vetro, di forma sferoidale, rivestito di fibre vegetali con collo lungo e usato per contenere liquidi, in particolare vino.
Per la prima volta tale contenitore compare in un documento del 1275 con il quale il Comune di San Gimignano autorizzava un artigiano del vetro a produrre bicchieri, bottiglie e per l’appunto fiaschi. Dai primi anni del Trecento si diffuse la figura del rivestitore, che impiegava un’erba palustre per ricoprire il vetro con fasce orizzontali e forse fu proprio questa impagliatura a decretare il successo del fiasco. Nel 1574 venne definita per la prima volta una misura obbligatoria per il fiasco in quanto il suo contenuto fu fissato in 2,280 litri, corrispondenti al mezzo quarto. Per evitare le frodi venne reso obbligatorio un marchio di piombo da apporre sulla paglia, detto “Segno pubblico”, che garantiva la reale capienza del fiasco.
Vi erano dei falsari che raggiravano la legge, i quali infilavano fiaschi nuovi dentro rivestimenti già bollati. Per evitare ciò un decreto toscano del 1629 stabilì l’obbligo di apporre il marchio a caldo sul vetro del fiasco. Da quel momento i fiaschi cambiarono aspetto poiché l’impagliatura lasciò libero il collo e parte della spalla per consentire di apporre il marchio. Dal Settecento l’impagliatura fu disposta in fasce verticali e fu rinforzata la base con una “ciambella” di paglia.
La fiasca che compare nel nostro dipinto, rivestita interamente con fasce orizzontali di paglia, ha un aspetto analogo ad oggetti raffigurati in opere realizzate tra i secoli XVI e XVII.
Un manufatto simile lo si nota nel Bacco bambino di Guido Reni (Bologna, 4 novembre 1575 – 18 agosto 1642) della Galleria Palatina di Firenze, ove è pure conservato Bacco seduto sulla botte di Baccio del Bianco (Firenze, 4 ottobre 1604 – Madrid, 29 aprile 1656), che mostra in angolo in basso due contenitori della stessa tipologia. Un fiasco interamente impagliato lo si vede anche nel Riposo durante la Fuga in Egitto di Caravaggio (Milano, 29 settembre 1571 – Porto Ercole, 18 luglio 1610), della Galleria Doria Pamphilj di Roma e in un’Ultima cena attribuita a Lucio Massari (Bologna, 22 gennaio 1569 – 3 novembre 1633) della Pinacoteca Nazionale di Ferrara.
Lo stesso contenitore lo ritroviamo nel Soldato che alza il calice della Galleria Estense di Modena, attribuito sempre a Nicolas Tournier (Montbéliard, 1590 – Tolosa, 1638 c.).

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Particolare
tratto da

Nicolas Tournier, Soldato che alza la fiasca, 1619-1624

Bibliografia

R. Barovier Mentasti, Funzionalità e pompa nel Seicento, in Trasparenze e riflessi. Il vetro italiano nella pittura, Verona 2006, pp.151,153

LA STORIA SI NASCONDE NEI DETTAGLI

UN PROGETTO DIDATTICO DELLE GALLERIE ESTENSI