L’allegoria della Giustizia impugna con un gesto deciso una spada o, più precisamente, uno stocco. L’arma, databile tra la fine del XV secolo ed il primo quarto del successivo, presenta un’impugnatura composta da un pomo sferoide all’estremità, da un’elsa con guardie dritte e da un importante sguscio al forte che si congiunge ad altri due presenti nel ricasso della lama. Queste superfici paiono decorate ad acquaforte e dorate nel solco della tradizione delle armi bianche d’apparato.
Il dipinto è in pendant con un altro analogo raffigurante le personificazioni di Prudenza e Fortezza.
Le due opere, con le allegorie delle Quattro Virtù Cardinali, erano in origine nel Palazzo dei Camerlenghi a Venezia, sede di magistrature finanziarie per cui si spiega il soggetto.
La spada rimanda all’idea di autorità che la Giustizia deve avere per imporre e fare rispettare le proprie sentenze, mentre la bilancia allude alla capacità di soppesare attentamente le ragioni delle parti per arrivare a un giudizio equo.
Un’arma con un’impugnatura simile è retta dalla Giustizia in un altro dipinto della Galleria Estense: Jacopo Negretti detto Palma il giovane, Allegoria della Giustizia e della Pace, c. 1620.
La tela, che decorava in origine la sala del Palazzo Ducale di Venezia dove si riuniva la Quarantia, importante organo di governo e Tribunale Supremo della Repubblica, raffigura la Giustizia mentre sta abbracciando la Pace. Il soggetto è ispirato a un Salmo biblico riportato in un’iscrizione visibile in basso a sinistra nel dipinto: «Iustitia et pax osculatae sunt», cioè: «La giustizia e la pace si baciano».
Particolare
tratto da
Particolare tratto da: Bonifacio de’ Pitati, Giustizia e Temperanza, 1532-1534
Bibliografia
L’arte della giustizia. La giustizia nell’arte, a cura di Giulia Silvia Ghia, catalogo della mostra (Napoli, Palazzo Reale, 14 dicembre 2019 – 28 gennaio 2020), Roma 2020.
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