Nel dipinto sono presenti due crani umani e uno di cavallo. Il teschio è un oggetto di meditazione sulla morte che può essere letto in chiave laico-intellettuale oppure religiosa-spirituale. In questo dipinto è la prima interpretazione a prevalere per via della presenza dell’anziano filosofo che medita sui crani umani, in un’atmosfera cupa, che sembra testimoniare il trionfo della morte sulla vita in assenza di una speranza affidata alla fede religiosa. I tre crani rappresentano qui un “memento mori”, un monito sulla brevità e la vanità della vita umana.
Gli ossi di cavallo in particolare simboleggiano la forza, le pulsioni, gli istinti e la potenza virile, associati all’animale vivo, che con il passare del tempo periscono e lentamente si spengono, mentre avanza la morte corporale. Il cavallo è infatti spesso rappresentato accanto a grandi condottieri o imperatori in trionfo per sottolineare la forza ed il temperamento spirituale di dèi ed eroi o per enfatizzare il loro status sociale. Nell’antichità veniva rappresentato anche assieme ai messaggeri delle divinità che accompagnavano le anime nell’aldilà. Presso i Germani e i Celti il cavallo assunse un ruolo importante anche nell’arte augurale, poiché si credeva che dallo studio del suo cranio si potessero trarre pronostici per il futuro.

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Particolare
tratto da

Pietro Della Vecchia, Filosofo, 1650 c.

LA STORIA SI NASCONDE NEI DETTAGLI

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