
Nell’affresco si nota un angelo che sorregge un capiente cesto di vimini, dall’intreccio elegante e ricercato, ricolmo di ciliege delle quali si ciba Gesù Bambino.
Il cesto è di forma larga, semisferica, con piede e bordo molto marcati, mentre i fianchi presentano un intreccio di gruppi di fibre messi in diagonale ed è privo di manico.
Di certo il pittore si è ispirato ad un manufatto di produzione locale, un portafrutta da tavola destinato alle mense del popolo.
L’arte di produrre cesti è la cesteria, una tecnica antica e molto praticata anche in Emilia.
Il materiale prediletto per la realizzazione dei cesti era il salice, con le sue numerose varianti, soprattutto il salix viminalis, detto volgarmente “salice da vimini”. La confezione di cesti e panieri, un tempo, costituiva una delle principali occupazioni maschili nel corso delle lunghe giornate invernali. I cesti possono essere di ogni forma e dimensione in rapporto all’uso.
Una tela di Vincenzo Campi (Cremona, 1536 – 3 ottobre 1591), La fruttivendola, della Pinacoteca di Brera di Milano, ci mostra un campionario di questi manufatti.
Particolare
tratto da
Allegri Antonio detto Correggio, Madonna dei limoni, 1511
Bibliografia
E. Fregni, C. Tagliaferri, Vimini, in Conosci il legno? Dall’albero al manufatto, a cura di S. Zironi, Bologna 1983, p. 54;
P. Romanelli, Cesteria, Milano 1997
Recent Comments