Nella mitologia e nell’arte del mondo antico greco e romano l’aquila era considerata uccello divino, attributo di Zeus e sua messaggera; era spesso raffigurata con un fascio di folgori stretto negli artigli. Il suo volo elevato e rapido la rende tramite tra il cielo e la terra, simbolo di potenza, vittoria e prosperità. Il suo volo era interpretato come segnale propizio.
In epoca repubblicana venne adottata come insegna militare delle legioni romane. Simbolo di dominio sui popoli, sovranità e regalità, diviene emblema dell’Impero Romano, che sceglie questo uccello per rappresentare la propria forza, come manifestazione di un potere voluto dall’alto.
Nutrendosi di serpenti, che sono, al contrario del rapace, simbolo dell’oscurità, della terra e delle forze dell’oltretomba, l’aquila incarna idealmente il trionfo del bene sul male. Nell’iconografia cristiana è in particolare simbolo di San Giovanni Evangelista.
Si tratta di uno dei più diffusi emblemi araldici. Il simbolo dell’aquila bianca in campo azzurro viene adottato dalla famiglia Estense all’epoca delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, per indicare l’adesione alla parte guelfa, in contrasto con l’aquila nera su fondo oro, simbolo imperiale. Se ne ha notizia fin dal 1239. Tale stemma rappresenterà il ducato estense fino al 1796 e poi dal 1814 al 1829-30.
In questo dipinto un’aquila bianca si avventa su una donna che ha un sacchetto di denari in mano, rappresenta quindi la virtù estense che punisce l’avidità e gli altri vizi.
Particolare
tratto da
Gaspare Venturini, La cacciata dei Vizi, 1592-1593
Bibliografia
J. Hall, voce Aquila, in Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte, Milano 1983, p.58;
L. Impelluso, voce Aquila, in La natura e i suoi simboli. Piante, fiori e animali, Milano 2003, pp. 293-95.
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