San Menna, soldato dell’esercito romano, si appoggia a un’alabarda con ferro modellato a doppia scure a tagliente curvo, con un robusto becco sul dorso. La scure lunata, di forma più arcaica, è partita al centro da un decoro a forma di cuore che rimanda a decorazioni “a giorno” proprie di esemplari successivi. L’arma, che presenta anche caratteristiche dell’azza, è un modello ibrido del tutto particolare, probabilmente un prototipo elaborato dall’autore.
L’alabarda qui rappresentata, l’armatura e il mantello rosso, hanno lo scopo di esaltare san Menna in quanto valoroso soldato e ne celebrano lo status.
L’alabarda era l’arma tipica della fanteria, tuttavia dalla seconda metà del XVI secolo si assiste al suo declino sui campi di battaglia e alla sua ascesa come elemento decorativo da parata.
Come arma cerimoniale, l’alabarda diviene un elemento simbolico e decorativo. Nel corso del Cinquecento presentava quasi sempre l’asta decorata da passamaneria di tessuto pregiato, come si vede in questo dipinto, in cui sotto la testa metallica il manico è inoltre ornato da due frange di stoffa che ne aumentano la preziosità.

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Particolare
tratto da

Paolo Caliari detto Veronese, San Menna, 1558 – 1561

Bibliografia

Carlo De Vita (a cura di), Armi bianche dal Medioevo all’Età moderna, Dizionari terminologici 3, Firenze 1983

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