Galileo e Leopardi, Carlo V e Rossini, ma anche idoli precolombiani e vescovi rivoluzionari, professori intriganti e tentati regicidi, mostri di carta e fumetti… Questi sono solo alcuni dei protagonisti della mostra dedicata all’Autografoteca Campori, un’enorme collezione di 115.000 manoscritti, dal XV al XIX secolo, conservata presso la Biblioteca Estense.
Il percorso virtuale permette di scoprire alcuni dei documenti esposti, nonché di fruire dei materiali audiovisivi a corredo della mostra, in particolare un saggio di data visualisation e cinque brevi interviste ai ricercatori che hanno catalogato per la prima volta l’intera Autografoteca.
Informazioni generali
- VIDEO: Un progetto di data visualisation per l’Autografoteca Campori
- VIDEO – “A tutto Campo(ri)”: alcune “pillole” dall’Autografoteca
- ALCUNI DOCUMENTI IN MOSTRA
A cura di
Luca Sandoni
La catalogazione integrale dell’Autografoteca Campori ha permesso di raccogliere e classificare un’enorme quantità di dati sugli autori e i destinatari dei documenti (soprattutto lettere) che la compongono.
Due designer (Dario Rodighiero, Christopher Pietsch ) hanno usato questi dati, rielaborandoli mediante appositi algoritmi e software, per creare una rappresentazione virtuale della rete di relazioni interpersonali che connettono tra loro i documenti della collezione, mostrandone graficamente flussi e consistenze. Così, ad esempio, quanti più documenti riguardano una stessa persona, tanto più grande apparirà il relativo nodo nella rete; quanto più cospicuo è lo scambio di documenti tra due persone, tanto più spesso apparirà il legame che collega i rispettivi nodi.
Questo progetto di data visualisation, di cui si offrono in video alcuni esempi, non permette solo di esplorare in maniera inedita la ricchezza e la complessità dell’Autografoteca, ma offre anche nuovi strumenti per studiare i nuclei documentari che la compongono, a conferma delle grandi potenzialità conoscitive connesse all’analisi quantitativa del patrimonio culturale.
“A tutto Campo(ri)”: alcune “pillole” dall’Autografoteca
I cinque ricercatori che si sono occupati della catalogazione dell’Autografoteca (Carlo Baja Guarienti, Angela Fiore, Marco Iacovella, Giacomo Mariani e Luca Sandoni) raccontano in altrettanti brevi video la loro esperienza di lavoro tra gli autografi di Giuseppe Campori, soffermandosi su storie e documenti interessanti in cui si sono imbattuti.
1. Lettera di Cesare Campori a Luigi Napoleone Cittadella, Modena, 4 febbraio 1857 Autografoteca Campori, fasc. «Campori, Cesare», c. 1r
Non sempre la provenienza degli autografi è limpidissima. Non è raro, infatti, che i collezionisti si procurino documenti rubati da archivi e biblioteche, spesso con la complicità dei loro custodi. Qualcosa del genere parrebbe essere successo all’autografo di Alessandro Tassoni che Cesare Campori invia a Cittadella per conto del fratello Giuseppe Campori: il documento è stato probabilmente sottratto dall’Archivio capitolare di Modena e Giuseppe ha preferito non firmare «la dichiarazione scritta dietro l’autografo, per ragione di convenienza, sapendo donde questa carta derivi».
2. Promessa di pagamento di Alberto Pratoneri per il quadro del Correggio Adorazione dei pastori (La Notte) e ricevuta del pittore, 14 ottobre 1522, copia imitativa Autografoteca Campori, fasc. «(Il) Correggio (Allegri, Antonio)», c. 3r
Il committente, Alberto Pratoneri, si impegna a pagare 208 lire reggiane per un quadro sulla natività, secondo il disegno concordato con l’artista, il quale attesta di aver ricevuto lo stesso giorno un acconto di 40 lire. Si noti che il Correggio utilizza nella sottoscrizione la forma latinizzata del suo cognome (Allegro > Laetus > Lieto), secondo una consuetudine che seguiva da circa un decennio.
3. Lettera di Carlo V a Ferrante I Gonzaga, Capo Matifu (Algeri), 2 novembre 1541, in spagnolo Autografoteca Campori, fasc. «Karl V, Römisch-Deutsche Kaiser (II)», c. 53r
Il dispaccio è scritto a bordo di una galea in un momento delicatissimo della fallita spedizione contro Algeri, una delle roccaforti barbaresche, alla quale partecipa Carlo V in persona. A causa di una violenta tempesta che distrugge parte della flotta, l’armata di terra, di cui Ferrante è uno dei comandanti, deve ritirarsi con gravi perdite, e proprio il 2 novembre si concludono le difficili operazioni di reimbarco. L’imperatore ordina quindi a Ferrante di mandare la fanteria rimasta parte in Lombardia, parte in Sardegna.
4. Lettera di Giacomo Leopardi a Pietro Brighenti, Recanati, 21 maggio 1819 Autografoteca Campori, fasc. «Leopardi, Giacomo», c. 6r
Leopardi non nasconde la sua insofferenza per l’ambiente di Recanati, «questo misero paesaccio», isolato e provinciale, da dove è difficile persino mettersi in contatto con «luoghi alquanto lontani». Proprio questa insofferenza spingerà di lì a qualche mese il poeta a tentare la fuga nel Lombardo-Veneto, ma il suo piano sarà sventato dall’intervento paterno. Nel frattempo, manda a Brighenti una copia delle sue «povere canzoni», Sull’Italia e Sul monumento di Dante che si prepara in Firenze, pubblicate l’anno prima a Roma e dedicate a Vincenzo Monti.
5. Lettera di Gioacchino Rossini a Giovanni Battista Bonola, Firenze, 2 settembre 1851 Autografoteca Campori, fasc. «Rossini, Gioacchino», c. 21r
Il destinatario della lettera è un impresario teatrale milanese, amico di vecchia data di Rossini. In occasione delle nozze della figlia, il compositore gli invia questo piccolo divertissement epistolare, con cui esprime auguri affettuosi alla coppia di sposi. La lettera costituisce però anche una specie di regalo di nozze, visto il pregio che indubbiamente aveva un autografo personalizzato di una celebrità come Rossini.
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