ESTENSE DIGITAL LIBRARY
Restauro e digitalizzazione: esperienze e temi di confronto
Prima della digitalizzazione. La stabilizzazione dei danni in situ del Fondo Musicale e del Fondo Carte geografiche non rilegate della Biblioteca Estense Universitaria di Modena.
L’ambizioso progetto promosso dalle Gallerie Estensi per la realizzazione della prima Digital library italiana vede la stretta collaborazione di un team multidisciplinare altamente specializzato. Ingegneri, ricercatori, informatici, digitalizzatori, metadatatori, bibliotecari digitali sono solo alcune delle figure che cooperano per questo grande progetto. Un valore aggiunto è la presenza in situ di un restauratore specializzato in beni librari, che si è rivelato essere di fondamentale importanza in diverse fasi del progetto.
Prima di dare inizio alla digitalizzazione è stata necessaria la ricognizione dei due fondi attraverso un’analisi dettagliata dei documenti.
Sfogliando e osservando attentamente gli spartiti del Fondo Musicale Estense è emerso che la raccolta è costituita da materiale eterogeneo manoscritto e stampato su supporto cartaceo, formato da fogli sciolti, cuciti e in alcuni casi legati in legature in piena pelle, in pergamena floscia e semifloscia e in cartoncino alla forma. Il materiale raccolto è datato tra il XV e il XIX secolo.
Il Fondo Cartografico constava di ottocento carte geografiche su supporto membranaceo e cartaceo, manoscritte o incise con tecniche differenti databili tra il 1400 e il 1900.
L’obiettivo è stato quello di stabilire quali fossero le opere che si presentavano in ottimo o in buono stato di conservazione per poter essere subito digitalizzate, e quelle che dovevano essere fermate e stabilizzate perché presentavano criticità. Gli interventi di restauro si sono concentrati sulle priorità, solo quegli esemplari che in sede di digitalizzazione potevano causare la perdita di elementi materiali dell’oggetto libro o carta geografica,compromettendo così la buona lettura del testo o dello specchio di incisione, sono stati fermati. Nello specifico, sono state rilevate le seguenti criticità: attacchi micotici pregressi che hanno reso la carta impalpabile, frammenti staccati, dorsi o legature frammentarie, strappi gravi al supporto cartaceo o membranaceo, lacune estese, illeggibilità del testo a causa di pieghe o frammenti alzati.
E’ seguita la redazione di linee guida per gli operatori coinvolti nel processo di digitalizzazione su tutte quelle che sono le ‘buone norme di manipolazione’ ad hoc sui due fondi. Inoltre, con l’allestimento di un laboratorio in situ all’interno della biblioteca si è creata una proficua sinergia tra il restauratore e gli operatori digitali.
Questo aspetto è una caratteristica importante del progetto Estense Digital Library e non scontata nei progetti di digitalizzazione italiani. In questo modo l’operatore può confrontarsi e dialogare day by day con il restauratore sulle condizioni di un’opera richiedendo un sostegno alla manipolazione in fase di digitalizzazione.
La presenza di un restauratore nei progetti di digitalizzazione dovrebbe essere sempre considerata dalle istituzioni, perché è solo chi conosce la materia di cui è fatto un bene librario, solo colui che ne conosce il degrado, può stabilire se un documento può essere sottoposto allo stress di una digitalizzazione. Inoltre, il restauratore specializzato è un supporto per tutto lo staff della Biblioteca Estense, che chiedendo consiglio e confrontandosi con l’esperto può allungare la vita dei beni librari e documentari che si trova a manipolare.
Oltre a ciò, dopo la digitalizzazione per alcuni esemplari e raccolte è seguita una campagna di conservazione preventiva volta alla manutenzione futura per migliorarne e facilitarne la conservazione.
Gli interventi effettuati possono essere definiti come “azioni di stabilizzazione”ad hoc per ogni esemplare, eseguiti con materiali idonei alla conservazione e il più possibile reversibili.
In conclusione, l’obiettivo è stato quello di ridurre al minimo il rischio per gli originali migliorandole condizioni di leggibilità e assicurando una digitalizzazione di qualità conservando l’integrità degli oggetti e le loro evidenze storico-archeologiche.
Gaia Petrella
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