Jan De Braij (attribuito a)

 Haarlem, 1626/1627 – Amsterdam, 1697

 Ritratto di donna

 1660 ca.

 Olio su tavola, inv. 18529

 Dalla collezione Paolo Giordani a Reggio Emilia; in Galleria dal 2020 (dono)

A giorni, finalmente, la Galleria Estense riaprirà le sue porte ai visitatori, che nella sala dei ritratti, accanto ai capolavori di Guercino e Velázquez, troveranno esposto un nuovo dipinto. Un dipinto familiare e accostante – è un semplice ritratto femminile a mezzo busto – ma al tempo stesso molto lontano dai canoni della pittura predominanti in Galleria, e in generale in Italia.

Si tratta infatti di un ritratto olandese del Seicento, generosamente donato al museo dall’Ing. Paolo Giordani, un appassionato ed esperto collezionista del settore. Raffigura una donna di mezza età che ci fissa con sguardo risoluto ma velato di stanchezza, che le conferisce un aspetto severo. L’abbigliamento è di sobrietà quasi monacale, e gli orecchini di perle sono l’unica concessione a una manifestazione personale del gusto della donna.

Il ritratto si deve quasi certamente alla mano di un prolifico artista di nome Jan De Braij, cresciuto in una famiglia di pittori e attivo ad Haarlem nel pieno dell’epoca spesso definita il Secolo d’Oro dell’arte olandese. Qui si sviluppò una pittura che già poteva contare sull’antica tradizione fiamminga del naturalismo descrittivo, ricchissimo di dettagli; e che la nuova società olandese, organizzatasi in forma di una repubblica fondata sulla borghesia mercantile, portò a esiti ancora più lontani rispetto ai modelli in voga nel resto d’Europa. In tale contesto la pittura di ritratto ebbe una diffusione estrema, perché rispondeva perfettamente alle esigenze di un mercato privato e destinato prettamente all’arredo di comuni abitazioni o istituzioni locali. Non tanto, quindi, la celebrazione dei potenti, l’esaltazione dei modelli aristocratici, sullo sfondo di una perenne misurazione coi valori della Chiesa o il peso della Storia. Al contrario, la fotografia della vita quotidiana nelle case, sul lavoro, nei luoghi d’incontro. E anche quando si inscenavano episodi famosi dell’antichità o della Bibbia, gli Olandesi si guardavano bene dal caricarli di quell’enfasi e quella pomposità che dovevano osservare con sospetto nei dipinti italiani, o francesi, o spagnoli. Questo sentire comune portò alla fioritura di correnti diverse, talvolta quasi antitetiche, e all’emergere dei grandi maestri che tutti conosciamo, da Frans Hals, a Rembrandt, a Vermeer.

In tutto ciò De Braij percorse una solida carriera ad Haarlem, praticando i generi più richiesti: compresi i ritratti, certo, e fra questi la peculiare tipologia del portrait historié, ovvero del ritratto di contemporanei (a partire dallo stesso pittore e dai propri famigliari) nei panni di personaggi storici, mitologici o biblici, in cui ravvisiamo un che di straniante e sottilmente ironico. Quanto al ritratto donato alla Galleria, è ipotizzabile che esso raffiguri una delle tenutarie che gestirono i lazzaretti al tempo degli episodi di pestilenza che colpirono i Paesi Bassi dopo la metà del secolo, e che furono all’origine, attraverso le rotte mercantili, della terribile peste di Londra del 1665. Se così fosse, si tratterebbe di una coincidenza davvero singolare con quello che tutti stiamo vivendo oggi… Ma più che per l’identificazione del soggetto, questo dipinto spinge a riflettere sul presente vista la pausa imposta ai nostri spostamenti, ai viaggi, al cosiddetto turismo culturale; e ci fa desiderare di tornare presto liberi di muoverci per andare a scoprire e conoscere meglio questo “altro mondo” artistico, visitando i meravigliosi musei di Amsterdam, di Rotterdam o dell’Aia.

Federico Fischetti

 

Jan De Braij (attribuito a) Ritratto di donna 1660 ca.  Olio su tavola  Dalla collezione Paolo Giordani a Reggio Emilia; in Galleria dal 2020 (dono)

Jan De Braij (attribuito a) Ritratto di donna 1660 ca.

Olio su tavola

Dalla collezione Paolo Giordani a Reggio Emilia; in Galleria dal 2020 (dono)