L’acqua nella storia del Palazzo Ducale di Sassuolo e del suo territorio

 

L’acqua è come noto elemento centrale della vita delle società, guidando da sempre la scelta dei luoghi di fondazione di città e fortificazioni, sostenendo lo sviluppo del lavoro dapprima agricolo e successivamente industriale, svolgendo il ruolo di protagonista nella progettazione di spazi architettonici e giardini, veicolo di refrigerio, benessere e più in generale di bellezza.

Anche presso il complesso architettonico di Palazzo Ducale di Sassuolo è possibile riconoscere l’elemento acqua in queste tre declinazioni ed il territorio stesso, attraversato dal fiume Secchia, conserva nelle rete di canali e manufatti idraulici la memoria dell’acqua, come si può osservare ancora oggi, ad esempio,  in costruzioni come il Mulino del Maglio (significativo è anche il toponimo documentato “Largo de’ Molini”) o il Dosile, manufatto preposto a regolare i flussi del Canale di Modena in corrispondenza del torrente Fossa in località Corlo di Formigine.

Molto più stretta era inizialmente la relazione anche tra la Rocca e il canale noto come “de Saxolo” che ne lambiva le fondazioni, configurando una posizione privilegiata da un punto di vista difensivo, confermata anche nella presenza di fossati intorno alle mura del borgo.

Allo stesso tempo, l’estrema vicinanza del canale alla costruzione arrecava periodici danni alle strutture, tanto da comportare la necessità della sua deviazione e allontanamento.

La vicinanza di canali alle mura castellane è comunque documentata anche alla fine del Cinquecento negli affreschi della sala delle vedute del Castello di Spezzano, ove è ancora apprezzabile, insieme alle forme dei primi giardini, la presenza di un mulino.

Le grandi riforme architettoniche che trasformarono a partire dal 1634 la Rocca in Delizia per volere del Duca Francesco I, furono condotte non a caso avvalendosi, oltre che dell’opera dell’architetto romano Bartolomeo Avanzini, anche delle competenze tecniche del reggiano Gaspare Vigarani, architetto, scenografo e, appunto, ingegnere idraulico.

Il manufatto più scenografico a cui attese il Vigarani nell’ambito di questi lavori fu certamente la Peschiera o Fontanazzo, collocato opportunamente in corrispondenza dell’antico fossato al fine di sfruttarne le quote e alimentato dal Canale di Modena; esso ospitava giochi d’acqua e sculture e compare nei documenti anche come “teatro delle fontane”.

Per l’esecuzione delle fontane di Palazzo Ducale venne richiesto consiglio a Gian Lorenzo Bernini nell’estate del 1652. Esistono tre fogli, ritenuti autografi, che sono in chiaro rapporto con le fontane sassolesi: due schizzi che raffigurano il Nettuno, riconoscibile presso l’atrio, e la Divinità marina con il delfino in spalla che occupa la nicchia del Cortile d’Onore; di questa scultura esiste inoltre anche un acquerello. Per l’esecuzione dell’opera, realizzata in stucco, venne eseguito da Antonio Raggi, allievo di Bernini, un modello in terracotta oggi conservato presso la Galleria Estense a Modena.

Nel Settecento la Delizia estense aspirava ad aprirsi ad una dimensione internazionale; architettonicamente il modello a cui si ispiravano le più magnifiche e importanti regge dell’epoca era Versailles, di cui si può riconoscere un’impronta nella riconfigurazione che interessò il fronte meridionale del Palazzo e il suo parco. Anche in questo periodo l’acqua manteneva la sua centralità come elemento di progetto, in quanto veniva scavato il canale sinuoso a doppia ansa che ancora si vede a separazione tra il parterre e il parco e il giardino si arricchì di una grande fontana centrale e di una fontana al centro della facciata sul giardino.

Le successive trasformazioni videro progressivamente il parco diventare un “Giardino Campestre”, con aree messe a coltura, arate e concimate, fino ad arrivare nel 1786 all’affitto con prevalente destinazione agricola, per cui trovava nuova utilità la presenza di canali.

La storia più recente è quella che vede le vicende del territorio intrecciarsi sempre più strettamente con quelle della manifattura ceramica; la Società per la fabbrica della maiolica istituita nel 1741 poteva usufruire della forza delle acque del Canale per macinare colori ed altri materiali necessari alla produzione, oltre che godere delle felici condizioni di vicinanza delle cave d’argilla e delle fonti di approvvigionamento d’acqua  e per l’impasto.

 

Arch. Elisa Fain

 

Clicca sulle immagini per ingrandire

 

Guarda il video sulla scultura “Divinità marina con un delfino” di Antonio Raggi