Il blog delle meraviglie

a cura di Simone Sirocchi

 

 

Congiunti, parenti e affini

Anche stasera il sole va a coricarsi portandosi la solita copertina di nuvole, che “avvolticciolate” scompaiono con lui dietro alle colline del Chianti. E lo fa coccolato per di più dalle note di Edith Piaf, che anche stasera accompagna la cena della mia vicina (entrando di conseguenza nelle cucine di quasi ogni casa di questo piccolo borgo). Ma con la possibilità di “ricongiungersi”, anche per me è arrivato il tempo di rientrare a casa. Prima di fare le valige, però, ancora un pensiero alla galleria delle meraviglie, che non era certo sprovvista di “congiunti”. Francesco II, come sappiamo, aveva collocato in questo nuovo ambiente del Palazzo Ducale il superbo busto del nonno, il duca Francesco I – il busto realizzato da Bernini –, ma non solo. Si era infatti anche fatto ritrarre insieme a lui e al padre in una medaglia ancora conservata in Galleria Estense che recita: “da Francesco a Francesco”, inglobando così, in una triplice effige, i suoi due predecessori (e dunque quanto mai “affini” per importanza, perché, come lui, duchi regnanti). Questo oggetto decisamente curioso, realizzato negli anni ’80 del Seicento dallo scultore tedesco Johann Franz Neidinger, con tutta probabilità doveva far parte delle tantissime medaglie d’oro e d’argento minuziosamente catalogate e conservate nei cassetti della nostra camera delle curiosità e doveva essere tra quelle con cui Francesco II era solito intrattenersi durante le sue «indisposizioni», «per passar il tempo». Lo ricordava l’antico custode della raccolta, don Giovanni Donzi, che nella sua memoria di fine Seicento, ricostruendo le alterne vicende della collezione, ci teneva a precisare che non c’entrava nulla con la scomparsa dei tanti oggetti, neanche di quelli un tempo maneggiati da Sua Altezza. E tra i ritratti documentati dalle carte relative alla galleria, è certo che altri due avevano trovato degna sede negli scaffali degli armadi, due ritratti accomunati dal materiale – il cristallo di rocca, una varietà di quarzo purissimo e lavorato fin dall’antichità –, il virtuosismo esecutivo e una chiara intenzione celebrativa, come si vedrà a breve. Il primo è ad opera dello stesso autore della medaglia dei tre duchi, Johann Franz Neidinger, che appose la sua firma (per quanto abbreviata sul bordo, vicino al braccio) e la data di realizzazione, il 1681. Ed eccolo, il duca, il più bistrattato dalla storiografia estense – anche perché collezionista di opere come questa –, sfavillante, di profilo, agghindato di parrucca e con il classico naso pronunciato di casa d’Este, circondato da una scritta che lo identifica a scansare ogni dubbio.

Il secondo ritratto è sempre di Francesco II, il cui profilo appare sì su di una lastra di cristallo, ma questa volta impreziosita da bassorilievi in oro. L’intagliatore Enrico Vidman, che si firma sul rovescio della lastra, presenta il nostro duca al centro di una ricchissima cornice di alloro, in cui compaiono aquile, simbolo del casato estense, e vessilli militari (armi, tamburi e trombe). Il suo aspetto giovanile aveva spinto a datare il manufatto intorno ai primissimi anni del suo breve regno (Francesco II morì a soli trentaquattro anni nel 1694), ma è nel 1686 che all’artista vennero corrisposte 55 doble per i suoi servigi. Il pagamento, infatti, recita: a «Enrico Vidman per fatture in cristallo», tra le quali è certamente da annoverare anche questo ritratto. In entrambi i casi, il duca, da committente, diventa esso stesso oggetto da collezione: la sua effige, piuttosto che scolpita nel marmo come aveva ardentemente desiderato il nonno Francesco –, è semmai pretesto per premiare l’originalità e il virtuosismo della lavorazione, a sostegno, in fin dei conti, del suo desiderio maniacale per gli oggetti degni di meraviglia.

Congiunti, arrivo.