Il blog delle meraviglie
a cura di Simone Sirocchi
Lavori in corso
Sono arrivate le rondini e in queste giornate sono le mie compagne. Le vedo sui tetti e di tanto in tanto appoggiarsi alle antenne delle casette di questo incantevole borgo. Solcando il cielo, formano le note nere di uno spartito, che è poi la sinfonia del loro corteggiamento e il preludio della primavera. Distrazioni a parte – lo so, a volte mi faccio un po’ prendere –, torno con lo sguardo al mio monitor e seguo, carta dopo carta, le manovre del nostro custode, don Giovanni Donzi. Ebbene, era predestinato. Già nel 1652 – quindi ancora prima di ricevere incarichi ufficiali dalla corte – si occupava di procurare per il casato pezzi di tartaruga, senza dubbio uno dei materiali più esotici che circolassero sui mercati del tempo. E, come vedremo, negli anni a venire ne avrebbe fatte di tutti i colori!
La nostra raccolta di meraviglie si sposta nel 1662, alla morte di Alfonso IV, quando la moglie Laura, duchessa reggente in nome del figlio minore, ne affida le sorti al nostro fido Giovanni Donzi. Tutti gli oggetti, originariamente collocati in un camerone sopra all’appartamento degli Stucchi, vennero disposti in quattro armadi di abete in un’altra stanza del Palazzo Ducale, orientata verso la chiesa di San Domenico (posta non lontano dalla maestosa facciata a cui in quegli anni si stava ancora lavorando). Pochi anni dopo un nuovo trasloco – il terzo e quello definitivo! – voluto da Francesco II. Era il 1675, quando il giovanissimo duca (appena quindicenne) decise che la collezione avrebbe trovato sede in una nuova e sfavillante galleria, appositamente realizzata nell’area nordorientale della residenza. Si trattava di una delle sue primissime decisioni, se si pensa che aveva strappato il potere alla madre da pochi mesi. Laura, infatti, si era dovuta recare in Inghilterra per portare la figlia Maria Beatrice in sposa a Giacomo II Stuart, futuro re d’Inghilterra. La nuova galleria era dunque la sua prima, forte e precocissima attestazione di quella che sarebbe stata un’instancabile passione collezionistica e il suo primo passo sul terreno della magnificenza. A distanza di un anno dall’inizio dei lavori, nel 1676, si stava completando il nuovo allestimento. Un lungo arco temporale, è vero, ma necessario per finire i nuovi armadi, dislocare le tante medaglie e i cammei in appositi scrigni e predisporre le cornici dell’altissimo numero di disegni, che occupavano tutte le pareti della galleria (fino al soffitto!). E’ sempre il cavalier Donzi a dirigere i lavori che, non bisogna dimenticare, stavano tra l’altro proseguendo anche in altre aree del Palazzo. Insomma era tutto un cantiere! Ma alla fine dell’anno (sempre il 1676) la galleria era pronta: si stavano completando i tendaggi delle undici finestre (forse i tessuti erano di color rosso fuoco) e si poteva iniziare a disporre la collezione. Per appendere i disegni incorniciati erano state necessarie tre persone, che lavorarono ininterrottamente per sei giorni (e questo ci dà un’idea di quanti fossero!), mentre otto facchini si stavano occupando di trasportare in questo ambiente le tante statue di bronzo e di marmo, inclusa quella realizzata da Gian Lorenzo Bernini, ovvero il celebre ritratto in marmo di Francesco I, nonno di Francesco II. Ma questo era solo l’inizio: il duca non avrebbe perso tempo e, come vedremo, avrebbe instancabilmente arricchito la collezione, dando carta bianca al nostro Donzi. … Ed ora torno a guardare le rondini.
Gian Lorenzo Bernini, Ritratto di Francesco I d’Este, 1651, marmo, Modena, Galleria Estense
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