Il blog delle meraviglie

a cura di Simone Sirocchi

 

 

Animali fantastici e dove trovarli

 

 

Un sole abbacinante. Il bucato fresco ondeggia scanzonato a qualche soffio di vento che si incanala tra le mura del borgo. In lontananza, i cipressi annuiscono a qualche nuvola, prima di mandarla (letteralmente) a quel paese. Forse discutono sulla Pasqua, che per noi sarà senz’altro bizzarra. E bizzarro per bizzarro, tanto vale pensare a uova diverse da quelle di cioccolato. A cosa mi riferisco? Alle uova di struzzo. E se pensate che in passato non abbiano avuto una valenza religiosa, vi sbagliate di grosso. Lo struzzo, infatti, era già descritto nella Bibbia, per quanto portato ad esempio di poca saggezza e intelligenza. Discorso diverso valeva però per il suo uovo, che in più religioni era stato assunto come simbolo del vero sole e che, nel Cristianesimo, sarebbe stato presto associato a Maria e alla sua immacolata concezione. Nel Seicento però lo struzzo avrebbe cambiato di segno: non più un animale stupido, ma simbolo di forza caratteriale, perché si credeva che potesse addirittura mangiare le pietre. Ed è così che nelle camere delle meraviglie il suo uovo diventa un oggetto immancabile. Montato in vario modo, con metalli più o meno pregiati, trova il suo posto in tutte le principali collezioni, tra cui anche quella estense, e tutt’ora in Galleria se ne conserva uno, che doveva servire come sostegno per una lampada. E se è pur vero che è meglio un uovo oggi che una gallina domani, i principi d’Europa avevano ormai da tempo sia l’uno che l’altra. Alcuni struzzi, infatti, erano nel frattempo giunti in diverse corti d’Italia a evocare mondi lontani ed esotici. A Modena, ad esempio, almeno fin dalla metà del Seicento, esemplari di struzzo arricchivano il giardino della delizia ducale delle Pentetorri, una villa che sorgeva poco lontano dalla città e purtroppo andata distrutta nella Seconda guerra mondiale. Le fonti ricordano però che le uccelliere del parco custodivano, oltre a faraone e aironi (decisamente più comuni), anche rarissimi pappagalli e proprio una coppia di struzzi provenienti dal Granducato di Toscana. Ma non solo. Il nostro bizzarro volatile campeggiava anche in una delle scene dipinte all’interno della villa, documentate in preziosissime fotografate di fine Ottocento. Lo struzzo sbuca in una delle camere affrescate, per la precisione in quella dedicata all’elemento dell’acqua, a identificare i fiumi dell’Africa.

E il nostro Francesco II? Di certo non si accontentò di qualche pennuto, delle sue piume o delle sue uova. Un paio d’anni prima della sua morte, avvenuta prematuramente nel 1694, il duca aveva sguinzagliato i suoi agenti (Donzi ne fu risparmiato, questa volta, ma torneremo presto su di lui, promesso!) per cercare meraviglie naturali in carne ed ossa. Così, alla notizia che a Venezia fossero sbarcati alcuni animali esotici, non trattenne la propria curiosità e chiese al suo corrispondente in laguna di raccogliere notizie più puntuali. Si trattava di una tigre, giudicata un animale bellissimo, e di un leone, che avrebbe riscosso un successo non inferiore se solo fosse stato un poco più grande. Il loro padrone, che aveva già venduto un leone al duca di Parma, chiedeva 200 doppie, dicendosi pronto a portarli a Modena per mostrarli a Francesco II. Sebbene il prezzo fosse stato giudicato esorbitante, forse solo la neve, caduta abbondante quell’inverno, impedì a questi animali fantastici di arrivare nella capitale del ducato. Averli avrebbe permesso di aggiungere alle bizzarrie della galleria sensazionali curiosità naturali nel giardino di corte, offrendo quel piacere per la sorpresa, che è poi la stessa che si prova nell’aprire un uovo di Pasqua.

I cipressi scuotono il capo e mi mandano a quel paese!

Uovo di struzzo, sostegno per lampada in lega di rame, Modena, Galleria Estense

Uovo di struzzo, sostegno per lampada in lega di rame, Modena, Galleria Estense

Ludovico Bosellini, Ducale palazzina delle Quattro Torri, 1781

Ludovico Bosellini, Ducale palazzina delle Quattro Torri, 1781

Jean Boulanger e collaboratori, Struzzo e divinità fluviale (I fiumi dell’Africa)

Jean Boulanger e collaboratori, Struzzo e divinità fluviale (I fiumi dell’Africa), 1656-60, affresco (perduto), Modena, villa delle Pentetorri, soffitto della Camera di Nettuno

Foto Museo Civico di Modena