Il blog delle meraviglie
a cura di Simone Sirocchi
Una stanza… quella delle meraviglie
Stanze… è tutta una questione di stanze. Forse mai prima d’oggi gli spazi (e le stanze) sono parte e protagoniste delle nostre giornate. Ed è proprio dalle pareti, quelle di casa nostra, quelle che ora possiamo dire di conoscere veramente palmo a palmo, che vorrei partire. Io stesso, isolato in Chianti, mi ritrovo a leggere le carte e i documenti dei duchi di casa d’Este. Le nuvole, che al tramonto dalla mia finestra si divertono a proiettare ombre avvinazzate sulle colline, non fanno che riportarmi a Modena e al suo Palazzo Ducale. Tra le centinaia di stanze, una in particolare, che ancora attende di essere svelata e che queste carte mi raccontano: è quella delle meraviglie. Era una galleria, a dirla tutta, che nella seconda metà del Seicento era piena e stipata di oggetti curiosi, bizzarri e incredibilmente preziosi. Era chiusa. Solo pochi potevano entrare. E chi aveva le chiavi di quella stanza? Il suo custode ovviamente (anche se per un paio d’anni gli vennero tolte!). Si chiamava Giovanni Donzi, don Giovanni Donzi. [Un po’ alla Bond, James Bond, lo so…] Ma lui era un chierico teatino, un religioso (tutt’altro che licenza di uccidere insomma), e di quella galleria aveva curato ogni dettaglio: dai mobili, appositamente realizzati, alle opere che vi erano conservate ed esposte. Ma ormai ottantenne, incapace di salire gli scalini che portavano a quella stanza, che negli anni gli era costata tanti sforzi, prendeva la piuma per scrivere una memoria. Con grafia stentata, difficile da decifrare anche per me (che sono anche un archivista!), ammetteva di non avere alcuna voce in capitolo. In cosa? Nella sottrazione degli oggetti, che nel frattempo erano stati prelevati a sua insaputa, cosa che sarebbe accaduta sistematicamente dopo di lui. Ma chi era questo custode? E quando era nato? Pochi se ne sono occupati e nessuno ne conosce gli estremi biografici. Eppure è proprio lui a curare, in qualità di “antiquario” e per oltre un trentennio, la galleria estense delle meraviglie. Era nato nel 1620, come ho dedotto dal suo certificato di morte (avvenuta nel 1704), e il suo primo incarico ufficiale risaliva al 1662, quando la duchessa Laura Martinozzi, reggente in nome del figlio (il futuro Francesco II), gli chiese di stilare un primo inventario di quella raccolta. Si trattava in gran parte di oggetti provenienti per lo più dalla perduta Ferrara, da cui gli Este erano stati cacciati nel 1598, quando furono costretti a fare i bagagli e insediarsi a Modena, seconda (e ancora fangosa) città del ducato. Soprattutto dal Cinquecento, infatti, un collezionista che si rispettasse (si trattasse di un duca, un granduca, un imperatore, un naturalista o uno scienziato) non poteva non avere un gabinetto di curiosità (o in tedesco wunderkammer), farcito di oggetti naturali (naturalia, in latino) o elegantemente lavorati da botteghe a partire da materiali rarissimi, come l’ambra o l’avorio (in questo caso si parla di artificialia). Sia i primi che i secondi avevano un solo obiettivo: la meraviglia! E questo dovevano suscitare. Tornando al nostro Donzi, orbene, è con lui che la raccolta si arricchisce esponenzialmente per volere di uno dei duchi più estrosi (dai, possiamo dirlo!): Francesco II d’Este. Per quanto gran parte della sua collezione sia andata dispersa, diverse testimonianze (preziosissime!) ancora conservate presso la Galleria Estense ci permettono di ricostruirne lo sfarzo, l’originalità e la bizzarria. Questo è lo scopo del blog delle meraviglie…
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