Il blog delle meraviglie
a cura di Simone Sirocchi
(Ri)aperture
Per prima cosa: mi manca il Chianti! In secondo luogo (e indipendentemente da questa mancanza) devo annunciare che questa sarà l’ultima puntata del blog delle Meraviglie. Con la ripresa e la riapertura delle attività museali, non possiamo che darci appuntamento in Galleria Estense dal 2 giugno, per vedere dal vivo le tante bizzarrie di cui vi ho parlato in queste otto (!) puntate. Ma, in tema di aperture, mi permetto un’ultima divagazione estense. Per completare la ricostruzione della galleria di Francesco II, infatti, dobbiamo immaginarci alcuni arredi particolari, vale a dire scrigni (o stipi). Erano dislocati su grandi tavoli, posizionati al centro della stanza, e all’apertura dei loro cassetti (spesso segreti) si potevano ammirare alcuni tesori: centinaia di monete, medaglie, gemme e cammei. Questi scrigni, prima ancora degli oggetti preziosi che celavano al loro interno, erano essi stessi fonte di meraviglia: erano realizzati in legni pregiati come l’ebano e ornati di raffinatissime decorazioni in pietre dure (come l’agata, l’ametista o i lapislazzuli), non mancavano poi intarsi in tartaruga e piccole sculture spesso dorate. La lavorazione di questi complessi oggetti d’arredo comportava la collaborazione di vari artigiani e tempi di realizzazione piuttosto lunghi: aspetti che, insieme al costo dei materiali, facevano lievitare a dismisura i costi di produzione. Le fonti ci narrano che il nostro duca – Francesco II – ne aveva commissionati diversi, ad esempio uno con intarsi di pietre dure che formavano una decorazione a fiori e uno di «Pietre Pretiose», destinato a custodire la sua raccolta di medaglie. Diversamente dal nonno Francesco I, che per simili lavori aveva preferito affidarsi alle abili e rodate botteghe romane o fiorentine – il cui prestigio era noto in tutta Europa –, Francesco II ne promosse la lavorazione all’interno del ducato, stimolando così una fiorente manifattura locale. Purtroppo nessuno di questi raffinati scrigni ci è giunto ma, almeno per farci un’idea della loro ricchezza, in Galleria Estense si conserva ancora un monetiere, realizzato nel XVII secolo in noce, abete e intarsi in metallo a motivi vegetali. All’interno, ben 52 cassetti sono suddivisi in scomparti quadrati di varie dimensioni, che dovevano appunto ospitare gemme, monete o medaglie. Sempre in Galleria è ancora possibile ammirare un secondo capolavoro: un grande stipo interamente rivestito di ambra che, tra colonne tortili e nicchie, è arricchito da rilievi in avorio con scene tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento e varie figure allegoriche. Altri medaglioni in ambra, dislocati sul fronte e sul retro del mobile, presentano poi busti di imperatori. Nella parte superiore, al di sotto di un elegante loggiato, sono scolpiti in ambra i protagonisti della Crocifissione e, aprendo le due piccole ante sul fronte, appare un prete intento ad officiare la messa, facendo così di questo stipo una sorta di altare portatile destinato alla devozione privata. Documentato nella galleria delle meraviglie nel 1751, figurava in diverse parti «rotto e mancante», prima che Francesco III, qualche anno dopo, ne promuovesse il restauro. Non è azzardato supporre che questo oggetto meraviglioso, realizzato dalle abili maestranze tedesche, sia giunto a Modena durante il regno del nostro Francesco II. Come poteva non subire il fascino di un materiale lucente e profumato come l’ambra, cui si attribuivano proprietà magiche e terapeutiche e che si narrava provenisse dalle lacrime delle Eliadi, le figlie del Sole straziate dalla morte del fratello Fetonte?
Sperando che in queste puntate abbiate riscoperto insieme a me la meraviglia che nel Seicento (a ancor prima) aveva animato un gusto collezionistico molto distante dal nostro tempo, desidero ringraziare Martina Bagnoli, direttrice delle Gallerie Estensi, per questo spazio settimanale. Insieme a lei ringrazio, quasi fossero titoli di coda, tutto il cast di questa mini-serie (Francesco II, il fido cavalier don Giovanni Donzi, gli artigiani europei che dovrei menzionare in ordine di apparizione) e tutto lo staff delle Gallerie Estensi.
Grazie a tutti voi per la lettura di queste mie curiose… “bischerate” (ormai sono chiantigiano)!
Manifattura tedesca, Stipo, XVII sec., legno, ottone, ambra, avorio, Modena, Galleria Estense, inv. 7485
Interno dello Stipo per monete
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