Gli intrecci della storia: dal busto di Giuseppe Campori di Ernesto Gazzeri (1891), alle radicali modifiche della sala omonima (1925) in occasione dell’arrivo della Bibbia di Borso d’Este.

Parlare del busto di Giuseppe Campori (Modena, 1821-1887) che ci osserva dall’alto dell’omonima sala presso la Biblioteca Estense, porta a sollevare il velo di polvere e di oblio calato sia sull’opera sia sull’autore. Negli anni recenti su Ernesto Lodovico Maria Gazzeri, che nacque a Modena il 17 gennaio del 1866, non sono scorsi fiumi d’inchiostro. Eppure fu uno scultore di tutto rispetto la cui formazione avvenne al Regio Istituto di Belle Arti di Modena, a cominciare dai primi anni Ottanta dell’Ottocento. Il 5 dicembre del 1887 l’artista vinceva il Premio Poletti e otteneva così la possibilità di perfezionarsi a Roma per quattro anni.  Il pensionato romano accese la stella della sua notorietà. Fu così che il 30 aprile 1890 il Sindaco di Modena gli affidò la realizzazione del busto di Giuseppe Campori. L’otto dicembre, l’artista, che aveva realizzato il modello in creta, si apprestava alla sua «formatura» in gesso e chiedeva al Sindaco di potersi trattenere a Modena per meglio poter attendere all’opera. Nel luglio dell’anno successivo il busto in marmo era stato completato. L’autore, come riferisce in una sua lettera spedita da Roma il 10 agosto 1891, aveva ricevuto il saldo di £ 1.000,00 dopo un iniziale acconto di £ 500.  Lo scultore, nel frattempo, era stato accettato nello studio di Orazio Andreoni, in piazza del Popolo a Roma, uno studio allora molto noto e frequentato da una ricca committenza internazionale. Optava così, con una deroga, per concludere, proprio a Roma, il suo IV anno di perfezionamento. Nella città eterna, negli anni seguenti, si sarebbe svolta tutta la sua notevole carriera artistica.
Ma ritorniamo al busto di Campori. L’opera era stata accolta, provvisoriamente, presso il locale Museo Civico ma qui non sostò a lungo. La Giunta Municipale, il 12 febbraio 1892, deliberò, su proposta dell’assessore conte Giorgio Ferrari Moreni, di incaricare il direttore del Museo di consegnare al «Bibliotecario dell’Estense il busto del benemerito marchese Giuseppe Campori». La scultura del Gazzeri trovò così una corretta e adeguata sistemazione presso la prestigiosa Biblioteca che, dal 1882, aveva trovato una nuova sede nel Palazzo dei Musei. Come testimonia il «protocollo generale del Municipio di Modena n. 2158 del 25 febbraio 1892», il direttore della Biblioteca Estense aveva inviato una formale lettera di ricevuta in cui informava l’amministrazione municipale «di avere ritirato dalla direzione del Museo Civico il busto […] che dovrà essere collocato nella nuova sala di consultazione».
La storia dell’opera, qualche anno dopo si legò alla realizzazione della nuova «Sala Campori» e all’acquisizione della Bibbia di Borso d’Este che con Regio decreto del 19 luglio 1924 (n. 1202) era stata assegnata alla Biblioteca Estense, dopo l’acquisto e la donazione allo Stato da parte del sen. Giovanni Treccani. Per realizzare l’attuale salone, quello della cosiddetta «mostra permanente», furono abbattute le pareti divisorie di tre precedenti locali, fino a realizzare l’attuale spazio col ballatoio e con le vetrine distribuite in giro (un po’ come il nuovo progetto di risistemazione cercherà di riproporre in maniera aggiornata). In corrispondenza della linea centrale delle vetrine, nello spazio sopra la cassaforte destinato ad ospitare la Bibbia di Borso d’Este, venne spostato il busto in argomento con sotto una lapide che così ancora recita: «Questa sala, dedicata alla memoria del Marchese Giuseppe Campori, fu inaugurata il 19 aprile 1925. E il 19 aprile, in occasione anche della consegna ufficiale della Bibbia di Borso e dei festeggiamenti dovuti al sen. Giovanni Treccani, qui convennero il sottosegretario alla P.I., on. Michele Romano, S. E. Giovanni Gentile, molti senatori, deputati e tutte le autorità cittadine mentre Domenico Fava, il Direttore della Biblioteca, spiegava con viva soddisfazione i criteri che avevano ispirato la nuova sistemazione.
Gianfranco Ferlisi
Funzionario Storico dell’Arte