FIGURE DANZANTI NEL PARADISO: L’ICONOGRAFIA COREUTICA NEL DANTE ESTENSE
Figure angeliche fluiscono luminose suonando e danzando sulle note della dolce musica delle Sfere Celesti: è la rappresentazione del Paradiso nel cosiddetto Dante Estense, manoscritto membranaceo conservato nella Biblioteca Estense Universitaria di Modena (segnatura Ms. It. 474 = α.R.4.8), contenete il testo integrale della Divina Commedia di Dante Alighieri in littera textualis, variamente datato tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo e collocato in area emiliana.
Il prezioso manoscritto, lasciato in dono da Alfonso Gioia nel 1687 a Francesco II d’Este, duca di Modena, presenta caratteristiche così peculiari da renderlo un unicum all’interno della produzione miniata di ambito dantesco: in primo luogo per l’impareggiabile estensione del ciclo illustrativo, costituito da 271 disegni a penna acquarellati, distribuiti nell’arco delle tre Cantiche, che corredano il testo dantesco di 2-3 illustrazioni per canto.
Inusuale è anche il posizionamento del ciclo illustrativo nell’impaginato: immagini a campo aperto disposte nel margine superiore di ogni foglio, anziché nel consueto bas de page, che richiamano le narrazioni papyrus style dei rotoli tardoantichi. Se generalmente le illustrazioni accompagnano il testo scritto, nel Dante Estense è il testo a risultare ausiliario ad una narrazione iconografica così predominante.
Ulteriore elemento di peculiarità è la costante presenza dell’iconografia coreutica e musicale nell’illustrazione del Paradiso. La Corte Celeste descritta da Dante è distribuita nei nove Cieli concentrici che ruotano intorno alla Terra secondo diverse intensità: con l’approssimarsi delle Sfere Celesti alla divinità il loro moto rotatorio si amplifica fino alla massima velocità del Primo Mobile, ultimo Cielo adiacente all’Empireo, immobile sede di Dio. Se la topografia del Regno di Dio risulta relativamente semplice alla comprensione, la sua descrizione poetica costituisce un arduo compito per il Poeta. Per sua stessa ammissione, l’inadeguatezza espressiva del Dante auctor non può riferire, se non con mezzi insufficienti, l’esperienza del Dante viator -ammissione che suggerisce implicitamente la sua autorità in merito. Si tratta, dunque, di una Cantica che si descrive attraverso la sua indescrivibilità, un regno inaccessibile alle parole e irrappresentabile per immagini, complice la tipologia della Cantica stessa, fortemente dogmatica e povera di spunti narrativi.
Il Poeta rimedia all’“infigurabilità” del Paradiso suggerendoci immagini dell’ineffabile: la luce, la danza e la musica. Queste costituiscono l’essenza del Regno di Dio, suggestioni vaghe ma potenti che ne costruiscono l’architettura poetica e meta-poetica e scandiscono il fluire dello spazio, del tempo e della narrazione:
«Sì com’io tacqui, un dolcissimo canto
risonò per lo cielo»
(Par., XXVI, vv. 67-68)
«Così quelle carole, differente-
mente danzando, de la sua ricchezza
mi facieno stimar, veloci e lente.»
(Par., XXIV, vv. 16-18).
Il Dante Estense è il manoscritto che più si attiene all’aspetto corale -musicale e coreutico- del Paradiso, interpretandolo e ricostruendolo tramite soluzioni iconografiche mai viste nelle illustrazioni della terza Cantica; basti pensare alle composizioni adottate da altri manoscritti della Divina Commedia dell’Italia settentrionale di fine XIV e inizio XV secolo (es. Parigi, Bibliothèque de l’Arsenal, Ms. 8530; New York, The Morgan Library & Museum, Ms. 676; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ms. Plut.40.7; London, British Library, Yates Thompson Ms. 36).
Nel volume, infatti, le iconografie in questione compaiono, quasi senza interruzione, dal Canto VII al Canto XXXI, sottoforma di angeli danzanti e musicanti, disposti gli uni accanto agli altri su un nastro di prato verde, protagonisti della narrazione tanto quanto le figure di Dante e Beatrice. L’iconografia coreutica è resa proprio tramite la rappresentazione di tali anime danzanti, impegnate principalmente in due coreografie: la carola e la farandola, rispettivamente una danza circolare a catena chiusa e una danza lineare a catena aperta, a cui fanno eccezione sette rappresentazioni coreografiche non identificabili con quest’ultime (ff. 105r, 105v, 107r, 110r, 114v, 116r, 117r). Le illustrazioni della carola (in numero di 7) variano nel numero di partecipanti e nelle composizioni, mentre quelle della farandola (in numero di 49) sono più omogenee: catene composte solitamente da tre angeli che avanzano da destra verso sinistra.
L’iconografia musicale accompagna sempre quella coreutica: generalmente due angeli musicanti per foglio, affiancati agli angeli danzanti. In totale sono presenti 125 strumenti musicali di cui 64 aerofoni (es. cornamusa, ciaramella, tromba, organo portativo, flauto), 51 cordofoni (es. liuto, arpa, ribeca, salterio, citola) e 10 strumenti a percussione (timpani, tamburelli).
L’analisi delle singole iconografie e delle relazioni che intercorrono tra queste, ha permesso di far emergere la presenza di due macro-sezioni coreutico-musicali speculari tra loro. La prima macro-sezione (ff. 103v-119r) è caratterizzata dal protagonismo della danza angelica, ricca di soluzioni coreografiche variegate e movimentate, a discapito di una sezione musicale ripetitiva e monotona nella rappresentazione degli strumenti che accompagnano la danza. Al contrario, nella seconda macro-sezione (ff. 119v-135v) è la musica a predominare attraverso il tripudio di strumenti musicali, mentre la danza risulta statica e riprodotta in serie, cosicché le sezioni coreutiche e musicali si alternano e si compensano nell’intensità, accordandosi nell’opposizione e dando luogo ad un’osmosi di danza e musica, a un fluire continuo e circolare di anime.
In definitiva, che tale suddivisione di musica e danza sia dovuta a ragioni pratiche o interpretative del committente o dell’artista, tutt’ora non identificato, l’iconografia coreutica e musicale del Paradiso del Dante Estense rende il manoscritto una soluzione iconografica preziosa per figurare l’“infigurabile” Paradiso dantesco.
Giulia Di Pierro
Figura 1, Paradiso, Canto VII, f. 103r, particolare margine superiore
Figura 2, Paradiso, Canto XII, f. 110r, particolare margine superiore
Figura 3, Paradiso, Canto XIV, f. 113r, particolare del margine superiore
Figura 4, Canto XI, f. 109r, particolare del margine superiore
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