E’ ormai consuetudine che ogni anno, in occasione di ModenaAntiquaria, l’Associazione Antiquari d’Italia offra il restauro di un’opera delle Gallerie Estensi. Quest’anno le opere sono state addirittura due.

 

La prima è una bella tavola di scuola veneziana di fine Quattrocento, raffigurante il Redentore benedicente a figura intera sullo sfondo di un arioso paesaggio.  Donato al museo estense dal professor Magnanini di Modena poco dopo il 1880, nel momento in cui le collezioni stavano migrando dall’antica residenza ducale a Palazzo dei Musei, al piccolo dipinto è dunque toccata la sorte di chiudere il catalogo della Galleria pubblicato da Adolfo Venturi nel 1883 e, con esso, un’epoca della storia di questa istituzione.

L’attuale restauro, rimuovendo depositi di sporco, vernici ingiallite e ritocchi alterati, ha restituito all’opera la tersa luminosità che caratterizza la pittura veneziana dopo il passaggio in laguna di Antonello da Messina nel 1475.  È ora dunque nuovamente possibile apprezzare la qualità dell’esecuzione pittorica, purtroppo diminuita in alcune parti, come nel volto di Cristo, da un’antica pulitura troppo radicale.

Attribuito in passato ai maggiori nomi della pittura a Venezia, da Cima da Conegliano allo stesso Antonello, poi classificato come opera di Benedetto Diana nel catalogo dei dipinti della Galleria nel 1945, il dipinto è stato più convincentemente riferito a Lazzaro Bastiani, pittore veneziano contemporaneo di Giovanni Bellini, di cui fu seguace nella seconda metà della sua lunga carriera. Sono infatti caratteristiche di Bastiani la durezza ancora vivariniana e mantegnesca del panneggio e il minuzioso e solare paesaggio d’ispirazione fiamminga, animato da vivaci figurine.

Le riflettografie all’infrarosso hanno rilevato la presenza di un disegno preparatorio particolarmente dettagliato nella veste di Cristo e seguito fedelmente nel corso dell’esecuzione pittorica. Le indagini hanno inoltre curiosamente reso visibili nell’area del cielo scritte tipografiche moderne (ora rimosse) che si sono impresse sulla vernice ancora fresca nel corso del restauro eseguito nel 1937, quando un giornale dell’epoca è stato utilizzato come superficie d’appoggio del dipinto.

L’opera, dotata per l’occasione di una nuova cornice all’antica in sostituzione di quella moderna realizzata in occasione dell’allestimento della Galleria negli anni settanta del Novecento, sarà presto esposta in una nuova saletta dedicata alle relazioni fra arte italiana e arte fiamminga.

 

Il secondo restauro ha permesso di ricollocare nella sua cornice ottocentesca uno dei più celebri dipinti della Galleria Estense: lo strepitoso Sant’Antonio da Padova di Cosmè Tura. Eseguito attorno al 1486 per Nicolò di Gurone d’Este, nipote di Ercole I e vescovo di Adria, è una delle ultime opere del caposcuola dell’officina ferrarese e certo uno dei suoi capolavori. Nonostante si tratti di una commissione estense la tavola è giunta in Galleria, assieme alla cornice che la contiene, solo nel 1906, dopo essere passata per alcune importanti collezioni ferraresi dell’Ottocento.

Un restauro estremamente invasivo del supporto, condotto in passato, ha provocato sollevamenti della pellicola pittorica e ha reso la tavola particolarmente sensibile alle variazioni di temperatura e umidità relativa. Per questa ragione nel 2012 il dipinto è stato posto all’interno di una teca in plexiglass che consentiva un relativo controllo del microclima. I recenti lavori di ammodernamento degli impianti della Galleria Estense permettono ora un efficiente monitoraggio del clima sala per sala e hanno consentito di tornare ad esporre il dipinto nella cornice ottocentesca con cui è giunto in museo.

Il restauro ha recuperato l’aspetto estetico originale della cornice ha risanato alcuni danni strutturali garantendo in tal modo le migliori condizioni di esposizione dell’importante dipinto. In particolare sono state risarcite due estese lacune nell’asta destra che avevano portato il legno a vista, sono stati consolidati alcuni rigonfiamenti della preparazione a gesso e della doratura e si sono integrate due evidenti fessurazioni prodottesi negli angoli della centinatura.

 

Entrambi i restauri sono stati eseguiti da Chiara Davoli (Taddei Davoli Restauro dipinti di Reggio Emilia) con la collaborazione di Alessandro Burani per le indagini diagnostiche.

 

Marcello Toffanello

Due restauri offerti dall’Associazione Antiquari d’Italia