Tra i molti tesori della Biblioteca Estense ve n’è uno assai particolare. È un piccolo manoscritto di appena 25 pagine che non contiene testi ma solo figure. Le prime cinque pagine e le ultime quattro contengono diagrammi scientifici. Non sappiamo con sicurezza per chi questo volumetto fosse stato composto. Il manoscritto non ha un’origine certa. È possibile che sia giunto a Ferrara nel 1491 al momento delle nozze tra Anna Sforza e Alfonso I d’Este. Gli stemmi delle due casate appaiono insieme nel frontespizio. È certo che fosse intenso per una persona di rango poiché la qualità delle illustrazioni è molto alta.
Oltre alla serie di diagrammi scientifici, il volume contiene anche una serie di immagini dedicate all’influsso dei pianeti sugli uomini. Le miniature dei pianeti sono state attribuite al miniatore lombardo Cristoforo de Predis, ma non tutti gli studiosi concordano ed è infatti possibile notare sottili differenze tra i lavori noti di Cristoforo e le miniature del manoscritto modenese. In aggiunta, i disegni astronomici non paiono essere della stessa mano di quelli astrologici. Questi ultimi, più che meri diagrammi, sono veri e propri disegni. Tra questi il più bello è senza dubbio quello dedicato alla dimostrazione della sfericità delle acque. Secondo quanto descritto dal diagramma il raggio visivo di un osservatore posizionato in alto sull’albero di una nave raggiunge senza ostacoli l’obiettivo sulla costa, mentre quello di un osservatore in basso sul ponte della nave non lo intercetta perché è ostacolato dalla superficie dell’acqua. Nel diagramma, il disegno di un occhio sostituisce l’osservatore mentre il vascello è descritto in tutta la sua gloria con le vele gonfie di vento, le sartie tese e il castello di poppa turrito.
Nella metà superiore della stessa pagina, un altro diagramma ragiona sulle eclissi e dimostra come, dal momento che la terra è tonda, chi vive a oriente (gli abitanti di Roma) vede le eclissi lunari prima di chi vive a occidente (gli abitanti di Parigi). Parigi e Roma sono rappresentate da una selva di campanili e di tetti e dove il sole e la luna circolano intorno alla terra su orbite di diversa ampiezza e contrapposte. Un triangolo arancio con la base nel sole segna il raggio di copertura del sole sulla luna.
Questi disegni sono tratti da un testo redatto nella metà del XIII secolo da Giovanni Sacrobosco dal titolo De Sphaera Mundi. Sacrobosco insegnava all’Università di Parigi e il suo testo dava agli studenti gli elementi fondamentali di astronomia, disciplina che era parte di un corso di studi chiamato quadrivium e che includeva anche la matematica, la geometria e la musica. Sacrobosco basa le sue osservazioni sul sistema tolemaico per cui la terra era il centro dell’universo e tutti i pianeti le si muovevano intorno. Nel suo testo, Sacrobosco affronta anche il tema della sfericità della terra. Sapere che la terra fosse una sfera era utile per tante cose, ad esempio calcolare il passaggio del tempo come anche calcolare le rotte guardando le stelle. Il testo di Sacrobosco ebbe un lungo e grandissimo successo e rimase in uso per almeno quattro secoli. Nel quindicesimo secolo l’invenzione della stampa dette nuova vita alla circolazione del manuale di Sacrobosco. La prima edizione a stampa del Sphaera Mundi fu pubblicata a Ferrara nel 1472 per i tipi di Andreas Belfortis. Nei secoli, le diverse edizioni di Sacrobosco si sono arricchite di commenti e novità così che è possibile tracciare l’evolversi del pensiero della comunità scientifica fino al XVII secolo seguendo le forme diverse che prese questo trattato.
Molte edizioni a stampa erano corredate da piccoli diagrammi per spiegare i passaggi più complessi. Sono disegni semplicissimi, utili ma non necessariamente belli. Nel volume conservato alla Biblioteca Estense di Modena invece i diagrammi sono molto ricercati e non sono accompagnati da alcun testo. È possibile quindi considerarli come una specie di riassunto figurato di una scienza nota, presentata qui quasi più per moda che per studio. E infatti i disegni scientifici servono da introduzione a una serie di illustrazioni a carattere astrologico.
Per il sole e per ogni pianeta allora conosciuto (Saturno, Giove, Marte, Venere, Mercurio e Luna) una miniatura a piena pagina mostra nel cielo il corpo celeste raffigurato come una divinità affiancata dai simboli zodiacali che delimitano il suo raggio d’azione temporale. Al di sotto di questi, il mondo terrestre è raffigurato da varie attività umane. La descrizione delle attività terrestri continua nella pagina a fianco. Il ciclo di immagini si ispira al pensiero astrologico del tardo medioevo. La rappresentazione dei pianeti come divinità dell’olimpo comincia infatti ad apparire verso il XIII secolo. Più tardi, nel XV secolo, l’idea che gli umani fossero figli degli astri celesti che avevano il potere di condizionare la vita delle persone fin dalla loro nascita, era diffusa anche attraverso canzoni e semplici composizioni poetiche. Come accade anche qui, dove le tendenze caratteriali che ogni pianeta impone ai nati sotto il proprio segno sono descritte da brevi terzine nel margine inferiore della pagina illustrata. In quella dedicata a Mercurio si legge:
Mercurio di ragion lucida stella
produce deloquenza gran fontana
subtili ingegni e ciaschunarte bela
et e nimico dogni cosa vana.
Al di sotto della sfera celeste, contadini lavorano alacremente nei campi ben tenuti. L’illustrazione delle “arti belle”, favorite dalla buona stella di Mercurio, continua nella pagina a fianco dove si vedono le botteghe di vari artigiani: l’amanuense, il pittore, lo scultore, l’orologiaio, l’armiere e l’organaro.
Per la loro minuziosa attenzione ai dettagli della vita comune, le miniature del De Sphaera modenese sono spesso prese come illustrazioni della vita nel rinascimento. Ed è vero che a guardare la descrizione dei figli di Mercurio sembra di camminare tra le vie degli artigiani di una città italiana del XV secolo.
Martina Bagnoli
La sfericità delle acque
L’illustrazione delle “arti belle” favorite dalla buona stella di Mercurio
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