Angelo Fortunato Formiggini, istrionico e amante del beau geste, è una delle figure più affascinanti del panorama editoriale italiano del Novecento.

Tra il 1908 e il 1938, periodo testimone di grandi capovolgimenti sociali, della tremenda prima guerra mondiale e dell’avvento dei regimi totalitari in Europa, si adopera senza requie per diffondere umanesimo e umanità attraverso la lettura e in particolare attraverso la comicità, la satira e l’ironia. La casa editrice che fonda nel 1908 parte con la pubblicazione di due opere dedicate al poeta eroicomico modenese Alessandro Tassoni. Per lanciare la sua avventura editoriale, Formiggini si ispira allo spirito burlesco dell’autore organizzando alla Fossalta un evento mondano, a metà tra sagra di paese e fiera letteraria, dove si celebra la pace tra modenesi e bolognesi a distanza di 659 anni dall’episodio che, in quello stesso luogo, vide le truppe imperiali capeggiate da re Enzo affrontare le armate Bolognesi. La festa, a cui partecipano tra le più alte personalità del mondo letterario italiano del momento, da Pascoli a Olindo Guerrini, esibisce in maniera plateale il convincimento del Formiggini che la comicità sia il balsamo su cui far crescere la fratellanza tra i popoli.

 

Ma la festa della Fossalta dimostra anche un altro aspetto fondamentale della personalità e dell’operato di Angelo Fortunato Formiggini, vale a dire la sua infaticabile e modernissima capacità di pubblicizzare le sue imprese letterarie con eventi e gesti goliardici per renderle divertenti e leggere, anche se motivate da serissimi propositi. In questo senso il Formiggini anticipa i tempi, spesso pubblicizzando se stesso per pubblicizzare la sua opera, tanto da legare la sua persona alla promozione del suo operato. Influencer antesignano, sin da giovanissimo Formiggini lavora per creare la sua memoria. La sua decisione di partire per il fronte nel 1915 è materia da leggenda. “Parto!”, scrive su un foglietto lasciato sulla scrivania della sua casa editrice. E di colpo se ne va, lasciando così il gesto a imperitura memoria.

 

La casa editrice Formiggini “è” Angelo Fortunato. E Angelo Fortunato “è” la casa editrice, tanto che alla sua scomparsa, l’impresa non sopravvivrà a lungo. L’identità tra uomo e marchio editoriale è completa e sancita alla morte, quando le ceneri di Formiggini vengono riposte in un’urna recante non il suo nome ma il logo, appunto, della casa editrice. Questo sistema di comunicazione, brillante e personalissimo basato sulla creazione del personaggio, instaura di fatto un legame singolare tra Formiggini e i suoi lettori, lettori. L’imponente censimento con oltre 66.000 nomi, che conserva in un grande schedario della sua casa editrice, suggerisce proprio il desiderio di rapporto diretto con il suo pubblico e i suoi autori. Nell’età degli youtuber, di Instagram e Twitter questo dialogo sembra cosa scontata, ma in un’epoca in cui le conversazioni e i messaggi si scambiavano per posta non era cosa affatto ovvio.

 

Da questa stessa esigenza sorse del resto L’Italia che scrive, la più brillante invenzione del Formiggini; una rivista di aggiornamento bibliografico nata per informare, incoraggiare alla lettura e favorire l’editoria. Fu quest’idea più di ogni altra a far gola alla nascente propaganda del regime fascista. Nel 1923 Angelo Fortunato viene estromesso dalla rivista dal giovane regime che ne aveva colto l’importanza come strumento persuasivo e pervasivo di comunicazione. In seguito molte altre invenzioni editoriali tra le quali il Chi è e l’Enciclopedia delle Enciclopedie furono sottratte alla casa editrice in favore dell’editoria di regime. Furono queste sciagure insieme all’onta delle leggi razziali che condussero il Formiggini al gesto estremo del suicidio. Ma anche nella morte, Angelo Fortunato seppe mantenere in vita la sua fama. Il lascito testamentario alla Biblioteca Estense Universitaria di tutto il suo archivio e della sua biblioteca garantì che la memoria dell’editore fosse tramandata e valorizzata nel tempo.

 

MARTINA BAGNOLI
Direttore delle Gallerie Estensi