6 settembre, compleanno di Francesco I d’Este
A Modena, in questi stessi giorni di fine estate ma nel lontano 1610, Isabella di Savoia diede alla luce il suo secondo figlio, di nome Francesco. Né lei né il padre, Alfonso d’Este, potevano sospettare che un giorno il pargolo, grazie a un’eccezionale fiuto per la politica artistica, avrebbe trasformato la città e modellato l’immagine di sé e dello Stato lasciando un segno importante nella storia.
L’inizio fu in effetti piuttosto imprevisto: appena divenuto duca, Alfonso decise di prendere i voti come frate cappuccino, e di abdicare perciò in favore proprio di quel figlio, essendo morto ormai da tempo il primogenito. Dunque a soli diciannove anni Francesco I d’Este fece il suo esordio come duca di Modena e Reggio. Missione del piccolo stato padano era anzitutto quella di sopravvivere, barcamenandosi tra qualche oculato matrimonio dinastico e sfibranti campagne militari decise da altri. Ma nella mente di Francesco giocava un ruolo chiave la memoria dei suoi avi. Cresciuto in una dinastia amante delle lettere e delle arti, era intenzionato a diventare un degno successore di Leonello e Borso, degli Ercole e degli Alfonso d’Este, che a Ferrara si erano circondati di artisti di livello internazionale dando forma a una delle capitali del Rinascimento italiano.
In pochi anni a Modena furono gettate le basi di un’impresa analoga. Francesco fece scomparire il vecchio castello nel progetto di un colossale palazzo di rappresentanza, edificò una strategica cittadella militare, e promosse una miriade di interventi nel tessuto urbano. E poi, naturalmente, non smise mai di acquisire opere d’arte, con ogni mezzo, contando anzitutto su una rete di agenti ed emissari in giro per l’Italia.
Alla sua morte, nel 1658, le stanze del palazzo esibivano una collezione d’arte da fare invidia a chiunque. Alle già ricche raccolte di famiglia, Francesco era riuscito ad aggiungere ritratti di Hans Holbein e Velázquez, capolavori di Andrea del Sarto, Giulio Romano, Parmigianino, Tintoretto, Guercino e soprattutto Correggio, di cui si era accaparrato quell’incredibile serie di pale d’altare che oggi tolgono il fiato a qualunque visitatore della pinacoteca di Dresda… e poi ancora sculture, disegni di grandi maestri, oggetti preziosi, per un progetto che avrebbero continuato i suoi diretti successori (il figlio Alfonso IV, il nipote Francesco II) facendo della galleria ducale di Modena una delle più ammirevoli collezioni d’Italia.
In un contesto periferico che sembrava destinato all’oblio, Francesco attirò un’attenzione al pari di un sovrano, di un papa o di un gran cardinale del suo tempo. Il culmine fu ottenere un ritratto in marmo da Bernini, un vertice nella scultura moderna, immagine del “principe ed eroe cristiano” ideale.
Nei secoli successivi, è storia nota, quel mondo voluto da Francesco subì trasformazioni radicali. Spetta a noi seguirne le tracce superstiti, e in questo possiamo contare su alcuni punti fermi. Oltre ai due ritratti sommi (il Bernini, e quello giovanile dipinto a Madrid da Velázquez) e altri capolavori della Galleria Estense, possiamo avventurarci nel meraviglioso Palazzo Ducale di Sassuolo, la sua reggia estiva decorata da una squadra di artisti scelti personalmente dal duca. E ci sentiamo liberi di accostarci a tutto questo senza l’eccessiva retorica che accompagna quei temi o personaggi della storia divenuti icone pop. Nella ricca identità della Modena odierna, infatti, Francesco I d’Este sembra vivere felicemente in sordina, senza piazze, viali o monumenti a lui dedicati, e senza essere diventato un prodotto di marketing turistico. È un ottimo punto di partenza per cominciare a scoprirlo, cercando il nostro personale punto di vista sul suo mondo artistico.
Federico Fischetti
Diego Rodriguez de Silva y Velazquez, Ritratto di Francesco I d’Este
olio su tela, 1638-39
Modena, Galleria Estense
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